In merito all’approvazione del Ddl 25 ottobre 2022 n.64 della Regione Piemonte “Allontanamento zero. Interventi a sostegno della genitorialità e norme per la prevenzione degli allontanamenti dal nucleo familiare d’origine” il Coordinamento CARE vuole richiamare l’attenzione sui possibili rischi che l’applicazione di tale normativa può produrre nella tutela e nella protezione delle persone minorenni e nella possibile contrapposizione tra famiglie affidatarie e famiglie di origine. Non vanno sottovalutati inoltre i possibili impatti che il pregiudizio sull’affido può produrre nei ragazzi che vivono fuori dalla famiglia di origine. L’affido familiare è una misura per garantire una famiglia ad ogni minore, una famiglia che si aggiunge e non che si sostituisce a quella di origine. Si allontana, quando è necessario, da una situazione che mette a rischio la persona minorenne, il suo benessere, la sua crescita e i suoi diritti per garantire l’attenzione, la cura e la protezione che gli è dovuta finché serve. La logica non è quella di separare ma di aiutare i soggetti coinvolti a recuperare ognuno le proprie risorse e capacità per offrire alle persone minorenni un contesto di vita accogliente, ed educante che metta al centro la cura dei legami e la qualità delle relazioni sociali ed effettive da una parte e il sostegno e l’accompagnamento alla famiglia di origine, dall’altra. Per questo il Coordinamento CARE – che ha fra i propri associati tante associazioni familiari affidatarie che generosamente si mettono dalla parte dei bambini momentaneamente in difficoltà – richiama l’attenzione sul valore sociale, educativo, preventivo e di tutela dell’istituto dell’affidamento familiare che deve sempre seguire il principio dell’appropriatezza e avere al centro l’interesse superiore della persona minore di età, il suo benessere, la sua crescita e la tutela dei suoi diritti, compreso quello di crescere in una famiglia.
Nella normativa nazionale (e internazionale) l’affido familiare è una misura che interviene in protezione dei minori e a sostegno delle loro famiglie fragili, con difficoltà spesso multiple (ad esempio, tossicodipendenza, alcolismo, carcerazione dei genitori e/o, problemi di salute psichiatrica, depressiva, e/o problemi di violenza domestica sul minore o assistita). L’affido familiare non è disposto in nessun caso unicamente per problemi economici della famiglia del minore per i quali i servizi territoriali hanno a loro disposizione strumenti di supporto idonei e mirati. Nel caso di specie in nessun modo ci stiamo riferendo agli interventi di allontanamento dei figli nelle separazioni e nei divorzi fortemente conflittuali. L’affidamento familiare si muove, dunque, nell’area della prevenzione, anche attraverso l’attivazione tempestiva di interventi di supporto e di sostegno mirati, per il recupero delle capacità genitoriali della famiglia di origine, e nell’area della tutela del minore, laddove la situazione familiare sia già così compromessa da dover intervenire per garantire il benessere del minore senza ideologie e senza pregiudizi.
Per fare tutto questo, servono risorse economiche e umane per potenziare la rete dei centri per l’affido e della giustizia minorile in modo che possano operare in modo tempestivo e appropriato a tutela dei diritti dei bambini e dei ragazzi, a sostegno delle famiglie di origine, per ridurre il rischio degli allontanamenti, e delle famiglie affidatarie per supportare il loro impegno a sostegno della comunità. Per tutto questo il Coordinamento Care auspica che l’attuazione del Ddl della Regione Piemonte sopra richiamato ponga sempre al centro l’attenzione verso la persona minorenne.