Quando si parla di adozioni in Italia si fa spesso riferimento al limbo in cui vengono lasciate le famiglie che intendono adottare, ai tempi di attesa molto lunghi e alle difficoltà che le coppie affrontano. Le famiglie che hanno adottato un minore straniero nel 2022, ad esempio, hanno dovuto aspettare circa 4 anni e mezzo. Un periodo che va dalla dichiarazione di disponibilità all’autorizzazione dell’arrivo del minore in Italia; sei mesi in più rispetto all’anno precedente. L’aumento è stato riscontrato soprattutto nel periodo che intercorre tra il conferimento dell’incarico e l’abbinamento del minore, che può durare anche oltre due anni.
Come spiega però a Valigia Blu Monya Ferritti, presidente del Coordinamento CARE che supporta e promuove l’associazionismo familiare adottivo e affidatario, è la prospettiva a essere sbagliata: “Sembra che il tempo che separa una coppia che decide di adottare dall’adozione sia la cosa più importante”. Non lo è: a esserlo piuttosto “è il tempo che ci mette il bambino da quando è adottabile a quando trova una famiglia” e “il vero collo di bottiglia” per le famiglie non è la fase che precede l’adozione quanto “il post-adozione”, ancora troppo trascurato.